La città e il tempo alla Galleria 291 Est di Viale dello Scalo di San Lorenzo 45 espone tre fotografi che usano l’immagine come strumento di ricerca: Matteo Benedetti, Francesco Demichelis, Emmanuele Mattiocco. Il tema è il rapporto di Roma con il tempo. Relazione complicata, fra suggestioni di eternità che l’archeologia esalta e eterni ingorghi di traffico, perdita nel tempo di un’umanità che si sposta sopra e sotto il livello stradale. Sicché i tre viaggi, nel tempo e nello spazio, si snodano per le reti, le arterie vitali che ne delineano il profilo o, meglio, i profili, i confini, i passaggi, o discendono nelle stratificazioni del sottosuolo e dei sottoservizi.
In Alveo di Matteo Benedetti (Roma, 1983) percorre gli argini del Tevere, in mostra una selezione del progetto che indaga il fiume dentro i confini del Grande raccordo anulare, nella sua dimensione mitica e sacrale e in quella naturale, di collegamento con il fuori, di contrapposizione alla tecnica che, con i ponti e gli argini, lo irreggimenta e rende attraversabile ciò che le acque dividono.
Il fotografo scende al livello dell’acqua, sotto gli alti muraglioni di travertino che isolano la vita del fiume dalla città, oppure sotto i ponti moderni dove i flutti in ritirata hanno lasciano ad asciugare una terra sporca e sassosa. “Solco, traccia, impronta, scrittura terrestre della natura, modificata nel tempo dall’uomo”, scrive Benedetti che utilizza il grande formato del banco ottico, fermando il fluire in un bianco e nero astratto e luminoso.
Manet (sta- hinc et nuncmanet) di Francesco Demichelis (Roma, 1974) è una città a margine dove i detriti del contemporaneo (la baia degli pneumatici a Fiumicino) e il ferro dell’archeologia industriale sono alla stessa quota, hanno lo stesso peso delle vestigia antiche, o del grande albero che domina il paesaggio dei quartieri a ridosso del GRA. Sono miraggi, gli edifici abbandonati, il rudere dell’Appia antica, il cerro isolato sullo sfondo della città incompiuta. Roma – scrive Demichelis – “è una città abbandonata al tempo, disomogenea nella forma poiché cullata nell’illusione di poter disporre di una quantità di tempo illimitata, e la rovina sembra stare lì apposta a testimoniarlo”.
Chaos di Emmanuele Mattiocco (Roma, 1980) mette in scena attraverso decine di polaroid un “panta rei al neon”, nel flusso luminoso dei fari, dei semafori, delle insegne fluorescenti, discende nei meandri della metropolitana sotterranea e risale verso i monumenti duplicati e deformati dagli specchietti retrovisori o dalla pioggia, dai parabrezza e dai giochi delle istantanee. “Vetrini da microscopio – scrive Mattiocco – un micro-documentario che si dilata lungo l’arco completo del tessuto urbano”.
Nell’allestimento di Vania Caruso i tre percorsi si confrontano, corrono paralleli, si incrociano lungo assi illusori, creando una commistione estraniante fra città vissuta e città meditata.
La nota critica è di Rossella Della Vecchia.
Qualche parola sull’ Associazione che ha dato vita alla Galleria 291 Est/Inc.: prende ispirazione e nome dalla omonima galleria newyorkese fondata nel 1905 dal fotografo Alfred Stieglitz. è nata nel 2006 e ha messo radici a San Lorenzo. Lo spazio espositivo è concepito come luogo di sperimentazione oltre che di promozione delle arti. Dal 2010 alla kunsthalle si affianca il laboratorio INC., spazio attrezzato sia per la stampa sostenibile sia per le tecniche incisorie nuove e tradizionali. Testimonianza di una Roma viva che si rifugia nelle pieghe per proporre/produrre un pensiero di sé.

La città e il tempo, Galleria 291 Est, Viale dello Scalo di San Lorenzo 43-45, fino all’11 novembre.

Fotografie di Francesco Demichelis, Matteo Benedetti, Emmanuele Mattiocco