VERSO UN MANIFESTO PER ROMA

Declino, inefficienza, rassegnazione, degrado. Sono etichette difficili da eludere quando si parla di Roma. Ma a questo racconto sterile e stereotipato il lavoro che presentiamo su questo sito si ribella e pone come obiettivo un cambiamento vero, profondo. Non che ci nascondiamo la gravità della crisi. Ne proponiamo anzi un’interpretazione radicale, necessaria – ci pare – per capire quali sono al suo interno gli elementi di blocco e quali i fattori di potenziale trasformazione. Solo con questo doppio movimento potremo individuare le cause strutturali del malessere, definire il campo dei conflitti, immaginare le possibili azioni.

Riconoscere l’eccezione, reinventare il quotidiano: è la traccia che idealmente abbiamo seguito e che pensiamo sia utile pure per chi ci leggerà. Tutto a Roma è fuori dall’ordinario: l’eredità del passato; la vastità del territorio; l’eterogeneità spaziale e sociale. Riconoscere questa complessità senza confinarla in modelli precostituiti, senza banalizzarla né frammentarla, è il primo dovere di un’analisi tesa a capire e a cambiare Roma. D’altro canto, nell’umanità popolare c’è un’attitudine costante a inventare pratiche di sopravvivenza – nell’adattarsi alle difficoltà e nell’aggirare le regole, ma anche nel vivere creativamente le esperienze sociali. Condizione essenziale per il cambiamento è trovare una sintonia tra le politiche pubbliche e la componente inventiva della quotidianità.

A muovere questa ricerca è una passione che si traduce in indignazione di fronte ai mali di Roma e in adesione alle esperienze sociali che ne curano i beni comuni. Esporre lo stato d’animo con cui abbiamo condotto il nostro lavoro non solo non limita il suo rigore scientifico, ma ne rende più penetrante la comprensione della realtà sociale.

Chi siamo

Siamo ricercatori, scrittori, esperti, impegnati dentro e fuori l’università nello studio e nell’analisi della Roma contemporanea. Abbiamo costituito l’Associazione Roma Ricerca Roma. Coltiviamo con rigore le più diverse discipline (studi urbani, scienze del territorio, sociologia, antropologia, urbanistica, geografia, economia, diritto, scienza politica, comunicazione, letteratura, storia e altre ancora) e vogliamo condividere i nostri specialismi per contribuire a una visione integrata del sistema urbano. In primo luogo, però, siamo cittadine e cittadini in movimento tra la sfera lavorativa, sociale, familiare – non mondi separati, ma ambiti che si nutrono a vicenda.

La ricerca che pubblicheremo con cadenza periodica è organizzata per temi – dieci questioni cruciali per il futuro della città, distinte per favorirne l’approfondimento e tuttavia fortemente connesse: Abitare, Economia, Spazio pubblico; Roma plurale; Welfare e sanità, Conoscenza, Patrimonio, Energie e reti, Campagna romanaGoverno. Dieci angolazioni visuali su uno stesso paesaggio: Roma con i suoi problemi antichi e recenti e le loro possibili soluzioni.

Proprio per evidenziare i nessi fra i vari nuclei tematici, ci siamo dati un compito inusuale: una scrittura collettiva che metta a frutto le diverse competenze ma non esalti gli specialismi, rendendo evidente lo sforzo di creare un ponte tra il mondo della ricerca e il dibattito pubblico sulla città.

Cultura e società

Da tempo tra cultura, società e politica c’è una frattura che rafforza chi detiene il potere e si oppone alle azioni di cambiamento e alle istanze dei ceti popolari. Molto è cambiato da quando, nel dopoguerra, il rapporto tra intellettuali e popolo – come si diceva allora – seppe produrre grandi conquiste sociali e civili.

Paradossalmente questa separazione indebolisce l’autonomia della cultura e la sua capacità di influenzare la dinamica sociale. Nel discorso comune, infatti, la scuola, l’università, la formazione e il mondo della cultura in genere, anziché fornire al mercato un contraltare di riflessione aperta e critica come spetterebbe loro, devono adeguarsi alle sue leggi. Per questo, alle soluzioni di taglio individualistico (un rapporto diretto con le strutture del potere economico e politico; una specializzazione disciplinare esasperata; una crescente spettacolarizzazione e svendita dei saperi) contrapponiamo una strategia diversa. Non solo le competenze sono messe in comune, ma la ricerca si pone in relazione con le pratiche sociali che già stanno cambiando la città. Ogni pagina di questo lavoro è stata scritta avendo in mente tanto i problemi quanto le esperienze esemplari della cittadinanza attiva.

È compito dell’università come istituzione cercare una relazione creativa tra produzione culturale e fenomeni urbani. C’è oggi un insolito sviluppo di ricerche universitarie sulla città che la città ancora non conosce, una ricchezza di studi da parte di accademie internazionali ancora non messa a frutto. Ma trasferire alla società i risultati della ricerca, come si dice con un gergo fuorviante, non basta. Bisogna da un lato mettere in gioco i saperi entrando nel vivo delle contraddizioni e dei conflitti, dall’altro promuovere un apprendimento sociale della trasformazione urbana, rafforzando le conoscenze e la capacità critica della popolazione. La così detta Terza Missione o meglio la funzione inevitabilmente pubblica della ricerca, l’interazione tra l’università e il suo territorio, va presa sul serio come stimolo per la crescita dell’intelligenza collettiva e della consapevolezza dei cittadini.

Un ribaltamento di paradigma

Questo lavoro vuole guardare Roma in modo nuovo. Per vedere ciò che di solito non si vede. Per fare teoria sociale nel senso originario del termine greco theorein, “saper vedere”. In questo senso la sezione delle Mappe intende sollecitare la molteplicità delle visioni di Roma.

Dietro le apparenze di una città bloccata e depressa uno straordinario fermento di innovazioni sociali e di produzioni culturali si muove nei quartieri. A queste rivolgiamo attenzione analitica e speranze di cambiamento, non senza vederne limiti e rischi, soprattutto di supplenza rispetto alla carenza dei servizi pubblici. Sono necessarie nuove politiche che imparino dalle migliori pratiche sociali, che portino a sistema i loro parziali successi.

Proprio perché Roma non è solo vittima del “degrado”, ma abbiamo a che fare con una crisi sistemica, bisogna rimuoverne le cause strutturali. Si impone oggi un’analisi severa delle politiche pubbliche del passato – per svelarne gli effetti negativi e per proporne un ribaltamento concettuale e operativo.

La rendita urbana ha sottratto risorse e ha soffocato l’innovazione. L’indebolimento del welfare ha impedito di contrastare le lacerazioni indotte dalla globalizzazione. Alla differenziazione delle domande sociali ha corrisposto la chiusura autoreferenziale degli apparati politici e amministrativi, che ha provocato una penuria di rappresentanza e di democrazia. Tutti questi problemi sono esplosi con la crisi finanziaria globale del 2008, che a Roma a sua volta ha portato allo scoperto una crisi di più lunga durata del vecchio modello di capitale nazionale. La convergenza dei due processi ha prodotto un decennio terribile per l’aggravarsi dei problemi e soprattutto per la mancanza di soluzioni credibili. Dietro le tante retoriche del “nuovo” è prevalsa l’illusione che si trattasse di una parentesi e che tutto sarebbe tornato come prima. Ora la crisi prodotta dalla pandemia esaspera le fratture e le penurie precedenti, ma può determinare anche una consapevolezza popolare della necessità di voltare pagina. Fragilità e cura, le parole del lessico femminista, esprimono un senso comune dell’urgenza di ripensare i fondamenti della convivenza sociale. È un’opportunità da non perdere.

Le chiavi di lettura

I dieci nuclei tematici della ricerca sono attraversati da tre fili conduttori, che costituiscono anche le chiavi di lettura della nostra proposta.

Rimuovere le disuguaglianze: è l’imperativo di governo dei prossimi anni. A cominciare dalle condizioni di disagio e dalle disuguaglianze lancinanti create dall’immigrazione non governata, le quali possono convertirsi in diversità che arricchiscono la città multiculturale (Roma plurale). Con la realizzazione di un nuovo welfare urbano che valorizzi le reti del mutualismo e sostenga un piano di investimenti sulle infrastrutture sociosanitarie come chiave di volta di un diverso modello economico e sociale (Welfare e società). Con una politica dell’edilizia sociale che contrasti vecchie e nuove povertà (Abitare). Con i servizi di rete che costituiscano davvero una rete di servizi, capace di distribuire equamente l’offerta, non accentuando la gerarchia tra centro e periferia, come purtroppo accade oggi soprattutto per i trasporti e i rifiuti (Energie e reti). Con una nuova economia che affronti alle radici le cause delle disuguaglianze, prima di correre ai ripari con l’assistenza (Economia).

Prendersi cura di sé, dell’altro e di noi, della vita quotidiana e delle generazioni future, del vivente e dei suoi elementi, della terra, dell’acqua e dell’aria. La Campagna romana non deve essere più il grande vuoto da riempire di cemento, ma il grande pieno della vita urbana, del paesaggio storico-naturalistico, della fruizione en plein air, dell’economia circolare, dell’energia, del cibo, dei rifiuti (Campagna romana). La cura dello spazio pubblico è la sorgente da cui alimentare il senso della cittadinanza (Spazio pubblico). La cura della solidarietà perché nessuno resti indietro nella capitale della Repubblica, sperimentando azioni che diano risposta ai bisogni sociali vecchi e nuovi (Welfare e sanità). La cura dell’abitare che non è solo un tetto ma è una relazione tra gli abitanti e tra loro e la città (Abitare). La cura delle istituzioni culturali e del patrimonio storico come la carta più preziosa per una nuova stagione di progresso civile, umano ed economico (Conoscenza, Patrimonio). La cura della città e dei servizi alla persona come veicolo di un’economia produttiva e inclusiva (Welfare e sanità, Economia).

Ripensare il pubblico a partire dai suoi incredibili paradossi. L’interesse collettivo è mortificato proprio nelle strutture più presidiate dal pubblico: i quartieri di edilizia sociale (Abitare); le aziende municipalizzate (Energie e reti); le strade e le piazze occupate dalle automobili e dall’abusivismo (Spazio pubblico); infine la scuola, spesso abbandonata a se stessa e invece potenziale e formidabile strumento di sostegno a una vita sociale diversa, più inclusiva, anche nei quartieri oggi più desolati (Roma plurale). La precondizione per ripensare il pubblico è la riforma dell’amministrazione e dell’assetto istituzionale. Lo strumento è nell’invenzione di nuove politiche pubbliche in grado di regolare i rapporti nazionali e internazionali, i processi economici e sociali e le trasformazioni urbane. L’obiettivo è la condivisione delle scelte, il protagonismo dell’azione sociale e l’arricchimento della vita democratica (Governo).

Verso un Manifesto per Roma

Questo lavoro vuole dimostrare che il cambiamento è possibile. Nonostante gli affanni quotidiani è giunto il momento di pensare il futuro della città e di mettere in comune le energie e le idee per la rinascita di Roma. La pubblicazione della ricerca intende sollecitare un dibattito che si allarghi ben oltre la cerchia dei suoi autori e che coinvolga tutti i protagonisti della produzione culturale e dell’azione sociale.

Insieme, miriamo a elaborare un Manifesto che riassuma e sviluppi le nostre proposte: non un punto di arrivo, ma l’inizio di una fase finalmente nuova e diversa per Roma.