Introduzione
Buon pomeriggio a tutte e tutti, mi chiamo Barbara Pizzo e attualmente sono la Presidente di Roma Ricerca Roma, l’associazione che ha fortemente voluto e organizzato questo incontro. Benvenute e benvenuti!

Come molti di voi forse già sanno, Roma Ricerca Roma è un’associazione che raccoglie ricercatori delle diverse università romane, di altre istituzioni di ricerca, e ricercatori sociali impegnati (come studiosi, osservatori e/o attivisti) nel contesto romano.

Una precisazione forse non inutile è che siamo una associazione indipendente: ciascuno di noi ha una diversa storia, alcuni hanno un passato in un partito, altri da attivisti, altri ancora vengono dal mondo del volontariato, altri sono semplicemente ricercatori attenti al contesto in cui vivono e lavorano, ma come associazione non siamo legati a nessun partito o forza politica.

Sono passati ormai 5 anni da quando abbiamo iniziato a lavorare assieme, a confrontarci e a discutere della nostra città: del suo presente, con le sue origini e storie, e dei suoi futuri possibili, distinguendo quelli per noi auspicabili da quelli che proprio vorremmo che NON si realizzassero.
In questi anni ci sono stati periodi di scambio intenso, con incontri, riunioni nei gruppi di lavoro (che hanno prodotto i dossier e gli approfondimenti che si trovano sul nostro sito), assemblee e seminari, sia in presenza che online durante la pandemia.

Il lavoro che facciamo, che è un lavoro di ricerca attento e circostanziato, evidenzia una serie di condizioni che anche quotidianamente sperimentiamo, che abbiamo voluto mettere al centro di questa iniziativa.

La condizione che maggiormente ci preoccupa è la forte sensazione di “perdita” dei romani verso la propria città, che è fondata su elementi oggettivi, ne abbiamo selezionati alcuni principali.
Tra gli elementi oggettivi di tale sensazione di “perdita” e così della sfiducia nei confronti dei decisori e dell’amministrazione, denunciamo:
1) Le frequenti situazioni di asservimento del patrimonio urbano a fini privati e speculativi.
2) L’assenza di strategie per affrontare la crisi climatica, con costi ambientali crescenti ed evidenti impatti sui gruppi sociali più fragili.
3) La scomparsa di ogni spazio di confronto serio e fondato sulle questioni importanti di trasformazione della città, vissuto dagli amministratori come una fastidiosa interferenza nel governo.

Come studiosi e come cittadini siamo consapevoli della vocazione universalistica di Roma, del suo dovere di inclusione e accoglienza per chi la visita, ci studia, ci lavora. Troviamo invece desolante la svendita del bene pubblico a beneficio di interessi privati piccoli e grandi, la subordinazione della qualità dei progetti alla fretta, la miopia ambientale, l’assenza di qualsiasi politica seria di contrasto alle disuguaglianze.
Pensiamo che una visione capace di costruire una prospettiva di futuro per la città e andare finalmente oltre gli interessi delle molte rendite possa anche offrire ai legittimi interessi privati un più efficace quadro di riferimento.
Roma ha bisogno di un cambio di prospettiva che richiede, oggi più che mai, visionarietà, intelligenza e capacità di ascolto: il contrario, dunque, di un mediocre cabotaggio.
Cocciutamente non vogliamo arrenderci al declino, alla rassegnazione, all’inefficienza.
Ad un giornalista che ci intervistava e ci chiedeva di spiegare in pochissime parole quale era la “distanza” tra la nostra idea di città e quella della giunta Gualtieri, rispondevamo che non ci sembra che l’amministrazione stia perseguendo un’idea di città. Lo abbiamo detto in modo esplicito anche rispetto all’uso dei fondi PNRR: non c’è un “piano”. Ci sono tante “occasioni” che si colgono frettolosamente per paura di perderle (e la stessa logica è alla base di Giubileo ed Expo), senza considerare che le decisioni sbagliate, le scelte sempre al ribasso, i progetti monchi, le opere malfatte, non possono essere cancellati con la gomma: restano, e costituiranno dei vincoli, delle limitazioni, o addirittura degli impedimenti per trasformazioni future. È un peso che non vogliamo.

Quello che manca, secondo noi, è proprio un’idea di città, un’idea di futuro, un progetto o un piano; e usiamo con molta cautela questi termini perché certamente non si tratta del disegno fatto a tavolino da questo o quel professionista – ma un progetto che è costruito assieme, un progetto di città che è anche un progetto di cittadinanza.
Purtroppo questa amministrazione, come del resto anche le precedenti (si contano forse sulle dita di una mano le amministrazioni “illuminate” di Roma), sembra cieca e sorda rispetto ai problemi della città e a quello che tante associazioni, tra cui la nostra, ormai costantemente mettono in rilievo, alle proposte alternative che pure vengono elaborate: in alcuni casi si tratta di aggiustamenti, la cui fattibilità è evidente e addirittura incontrovertibile, in altri di coraggiosi progetti alternativi, che prevedono un cambio di prospettiva. Come associazione, abbiamo sempre prediletto lavorare sulle proposte.

Siamo qui a due anni dall’inizio di questa consiliatura, che ha quindi davanti ancora tre anni. Se questi prossimi tre anni non si caratterizzeranno per una decisa e seria apertura al dialogo dell’amministrazione, e non vedranno un reale cambio di rotta, progetteremo tutti insieme qualcosa di più grande, non potremo più far altro, per non perdere questa città definitivamente. Abbiamo un patrimonio di millenni di storia non solo da proteggere ma da far continuare a vivere! Come si può non sentirsi responsabili per tutto quello che abbiamo ereditato e che stiamo svendendo e distruggendo?

Del resto visionarietà e intelligenza progettuale sono le ragioni per le quali siamo nati come associazione; ma queste sono qualità comuni, diffuse in altri comitati, associazioni cittadine e movimenti che, come noi, chiedono al Comune di dialogare seriamente sul futuro della città e continuano – inascoltati – a produrre consapevolezza, cura del bene comune, idee, alternative.
È per questo che abbiamo voluto incontrarci tutti e chiamare a raccolta le tante Associazioni e Comitati impegnati non solo a denunciare ma – soprattutto – a migliorare Roma.

Siamo qui perché siamo convinti che la città ospiti una pluralità di forze vive che devono essere liberate dalle gabbie degli interessi particolari: a Roma c’è industria avanzata, ricerca, produzione artistica, una vibrante società civile. Una città amministrata in vista del bene pubblico e che salvaguardi le risorse e gli spazi collettivi è la condizione affinché questo avvenga. Questa amministrazione non ci sembra stia rispondendo adeguatamente.
È sempre più acuto ed evidente lo scollamento (diremmo a volte la distanza siderale) tra decisori, amministrazione e cittadinanza, che si manifesta, ad esempio e forse prima di ogni altra cosa, come totale sfiducia reciproca. Le scelte che sta portando avanti sono quantomeno contraddittorie.

Come ricercatori siamo abituati a “fondare empiricamente” quanto andiamo sostenendo, per cui abbiamo pensato di proporre qui quattro esempi. Non sono temi che approfondiremo come ad un convegno accademico, ma piuttosto quattro “chiavi di lettura” o quattro “lenti” che ci permettono di rileggere le relazioni “sistemiche” che l’amministrazione si direbbe sottovalutare o non considerare affatto e che, quindi, permettono di “svelare” grandi contraddizioni nelle scelte del governo urbano.

1. Inizieremo con l’incoerenza degli approcci al turismo, di cui si dichiara di voler contrastare gli effetti negativi, mentre in realtà si fa tutt’altro (nessun limite alla conversione degli appartamenti in alloggi turistici, privatizzazione dello spazio pubblico, invasione dei pullman turistici, crocieristica…) con strategie di corto respiro che hanno il solo scopo di attrarre più visitatori possibile. Questa chiave di lettura sarà presentata da Filippo Celata, docente di geografia economica alla Sapienza, che coordina il gruppo di lavoro sull’Economia della città.
2. Proseguiremo con l’aumento del trasporto privato a fronte del peggioramento del servizio pubblico, che si somma (anche in questo caso) a scelte contraddittorie (proposta di limitazioni importanti alle auto inquinanti ma, anche, realizzazione di nuovi grandi parcheggi in aree centrali) e testimonia il grave ritardo nel garantire il diritto alla mobilità dei cittadini, specie nelle aree periferiche. Questa chiave di lettura sarà presentata da Andrea Declich, ricercatore sociale, anche lui economista di formazione, che coordina il gruppo di lavoro sulla mobilità.
3. A seguire, prendiamo spunto dal dibattito sul nuovo stadio della A.S. Roma. Simili progetti meriterebbero di essere presentati e discussi in modo trasparente come scelta di politica urbana. Invece, le legittime richieste di chiarimento dei cittadini non trovano risposte pertinenti di tecnici e amministratori, rendendo inutile il confronto e svilendo la partecipazione. Non secondariamente, il progetto dello stadio a Pietralata prevede l’occupazione di suolo pubblico e attualmente libero, a verde, andando quindi in contrasto evidente con l’obiettivo del consumo di suolo zero. Questa chiave di lettura sarà presentata da Alessandra Valentinelli, storica urbana, ricercatrice indipendente, esperta di questioni ambientali e climatiche, e da Lorenzo Paglione, medico, esperto di salute pubblica.
4. Per concludere, affronteremo la questione della variante normativa del piano regolatore, già approvata dalla giunta capitolina, che ridefinisce le destinazioni d’uso degli immobili e rischia di provocare effetti devastanti sul diritto all’abitare, sui tessuti storici e sulla città tutta. Io stessa presenterò questa chiave di lettura: insegno Urbanistica alla Sapienza, e ho coordinato il gruppo di lavoro sul Patrimonio.

Abbiamo “convocato” associazioni, comitati, gruppi, cittadine e cittadini, attivisti politici, ricercatori, studenti e studiosi, università e istituti di ricerca per lavorare ad una Costituente per la città.
È un progetto di lavoro collettivo che immaginiamo possa iniziare oggi, e a cui ciascuno di noi può contribuire, sulla base dei propri interessi, le proprie conoscenze, le energie che può mettere a disposizione. La nostra associazione si pone, come ha cercato di fare finora, a “servizio”. Non aspiriamo a nessun coordinamento.

>Prima di chiudere, poche, essenziali, raccomandazioni per lo svolgimento del confronto.

Quello che chiediamo a chi prenderà la parola dopo le nostre presentazioni è di provare ad usare la stessa idea della “chiave di lettura”: un problema di solito è capace di svelare una serie di cose che non funzionano e che potrebbero funzionare diversamente se…
In ogni caso, chiediamo di seguire quanto più possibile la struttura del form che abbiamo preparato: vorremmo che l’attenzione fosse sulle proposte sulle quali stiamo lavorando, sulle possibilità di messa a sistema delle diverse istanze e delle voci delle diverse realtà, anche chiarendo quali sono gli ostacoli principali che impediscono di raggiungere gli obiettivi che riteniamo importanti.
Abbiamo sempre preso le distanze da chi si limita a dire quello che non ci piace. Dire che “Roma fa schifo” fa male prima di tutto a noi, e fa male a Roma: peraltro quello che non va lo sappiamo, viviamo tutti in questa città, molti di noi anche in estrema periferia. Non è un comizio politico, e tantomeno un comizio elettorale, e siamo allergici alle frasi fatte, agli slogan, a tutto quello che neutralizza la forza delle idee ben fondate e dell’impegno concreto. Speriamo che siate d’accordo con noi.
Non da ultimo, preghiamo tutti di stare nei 5-7 minuti. Anche in questo caso, il mio parlare troppo a lungo potrebbe impedire di parlare ad altri, e siamo convinti che tutti abbiano il diritto di esprimersi.

Alla fine di questa giornata proveremo a tirare le fila, e poi ad elaborare una bozza di documento che faremo circolare tra tutti quelli che saranno interessati a proseguire questo cammino in comune. Grazie.