STORIE3 (studenti e studentesse Roma 3)

Il nostro è il punto di vista degli studenti “fuori sede”, dannati da e per la questione dell’abitare; è la ricerca della casa e della stanza ma, anche, di come riuscire a muoversi, di non essere cacciati dall’urbano: significa possibilità di occasioni, di attività, di aggregazione, di accessibilità. Significa organizzare la giornata se manca il mezzo privato, significa – soprattutto per le donne – mancanza di sicurezza la sera. Significa avere un “piano A” e un “piano B” di vita. Il peggioramento dovuto ai lavori per il Giubileo è significativo, la mancanza di metropolitana la sera gravissima. Spesso viviamo la  città come una città parallela.

La nostra proposta? Sarebbe importante avere residenze a prezzi più accessibili e stigmatizziamo il fatto che i fondi per le borse di studio – spesso erogate con grande ritardo – abbiano requisiti stringenti e limitanti.

Comitato Pratone di Torre Spaccata

La nostra è una vertenza territoriale: il “pratone” è un’area verde tra Torre Spaccata, Don Bosco e Centocelle. E’ un’area urbanizzata, che avrebbe dovuto ospitare uno dei cinque comparti dello SDO (penetrazione urbana Roma-Napoli) sulla quale insistono previsioni edificatorie dal 1965, ribadite nell’ultimo PRG. Definito “centralità urbana” nel 2008, il numero di m3 è stato variabile nel corso del tempo: ciò ha prodotto enormi plusvalenze per il privato nei passaggi di proprietà.

Il pratone è di ca 58ha ed è  un ecosistema con importanti testimonianze archeologiche (cinque residenze romane un sito preistorico): non tutto è, purtroppo, vincolato. Il primo vincolo, proprio su una delle ville, è dovuto proprio alla mobilitazione del Comitato. In quest’area sarebbe dovuto avvenire il rilancio dell’industria cinematografica con la costruzione di ulteriori studi di Cinecittà, giacché il gran parte è di proprietà del MEF. Il nostro obiettivo – nell’idea che lo sviluppo urbanistico non dovrebbe inseguire solo la logica del profitto – è  renderla parco pubblico, corridoio di penetrazione del verde verso il centro della città. Servirebbe una scelta  urbanistica che si interessi e sia dalla parte della collettività, della salute e dell’ambiente: non solo della rendita, non solo per il profitto. Per questo siamo contrari alla logica delle compensazioni che ci sembrano ipocrisia politica. Bisogna bloccare le cubature senza redistribuzione dei diritti di edificazione. Stiamo per questo lavorando – e abbiamo raccolto 12 mila firme – sul tema del consumo di suolo zero, sull’attivazione di  servizi nelle infrastrutture già esistenti mantenendo il patrimonio indisponibile come tale, e mettendolo a valore in termini di interesse collettivo.

Comitato contro stadio Pietralata (Sì al parco, Sì all’ospedale, no allo stadio).

Il nostro è un coordinamento tra associazioni, tra IV e II Municipio. Vogliamo in primo luogo invertire la narrazione per cui Pietralata sia un’area desolata e degradata, “vuota”, tra Monti Tiburtini e la zona dove sarebbe dovuto sorgere lo SDO e che lo stadio sia una “necessità”. Nel “deserto” arriveranno, invece,  la sede nazionale dell’ISTAT, uno “studentato” con il suo “campus” (2000+2000), il tecnopolo e la facoltà di ingegneria: significa la previsione di ca 20.000 persone in più al giorno.

Raccontano che il saldo sia a cubature zero, ma solo perché si spostano alcune previsioni di edificazione dei Ministeri. E non è AS Roma che ha presentato l’area, ma il Comune che l’ha identificata.

La sede identificata è nel Parco di Pietralata; lo scomputo, un’area grande come Villa Torlonia, all’interno di uno dei quadranti più inquinati di Roma.

Tra i tanti problemi che si possono evidenziare: la “capacità” della linea B della metropolitana (servirebbero sistemi di segnalazione per aumentare la frequenza, 130 mln che dovrebbero essere a carico del proponente e – invece – sarebbero a carico del Comune), l’aumento esponenziale del traffico e la necessità delle infrastrutture necessarie anzi indispensabili: tutto a spese della collettività e su un’area pubblica destinata a verde. Il bosco urbano permetterebbe di mitigare inoltre gli effetti dei cambiamenti climatici, che proprio in questo quadrante risultano più impattanti, soprattutto in termini di ondate di calore. Il dibattito pubblico non ha risposto né a questo né alle altre domande. Il 3 dicembre faremo un grande dibattito pubblico in risposta a quello “ufficiale”, che non è stato in grado di fornire risposte e non ha garantito reale possibilità di scelta.

Carte in regola

https://www.carteinregola.it

Sono 11 anni che, per protestare contro alcune delibere di Alemanno, lavoriamo per chiedere trasparenza e partecipazione. Abbiamo ottenuti alcuni risultati con la Giunta Raggi: regolamento del verde  e il regolamento utilizzo del patrimonio di Roma Capitale. Quando si contrappongono profitto e persone prevale il criterio ragioneristico delle norme che oscilla sempre verso il profitto. E’ indispensabile ampliare lo sguardo anche al livello regionale e nazionale, rispetto ovviamente alla normativa: ad esempio, in ambito urbanistico e di pianificazione (premi di cubatura, norme di nuove costruzioni, tutele paesaggistiche, rigenerazione urbana – demolizione e ricostruzione città storica). Le scelte più impattanti sono in delibere o atti semisconosciuti, e lo sforzo è conoscere le decisioni prima che siano irreversibili (avere notizie in tempo utile per poter agire), sapere come si fanno gli accessi agli atti, le conferenze dei servizi: è necessaria, dunque, una rete di informazioni.

Crediamo sia anche importante diffondere una cultura amministrativa per rendere i cittadini consapevoli dei proprio diritti e delle proprie possibilità con l’obiettivo di una trasparenza capillare.

RomAgricola

https://www.romagricola.it

Questa straordinaria occasione data dall’assemblea convocata da Roma Ricerca Roma è importante non sia dispersa: è tempo di (ri)mettere insieme forze ed energie che da anni lavorano nella città. E’ tempo di tornare a tirar fuori delle idee forti.

Romagricola non dimentica, non ha voluto dimenticare quanto si venga dalla terra e che il territorio debba essere salvaguardato: dal ‘69 e poi nel ‘77 tanti giovani – circa 3000 – occuparono le terre incolte e mal coltivate giacché la terra doveva essere considerata un “servizio pubblico”. Allora – come oggi –  non abbiamo bisogno di altra cementificazione ma di recuperare la funzione agricola della città. Uno dei temi su cui riflettere è “consumo di suolo zero” e il recupero dei terreni agricoli a partire da quello pubblico: sono 10.000 ettari da mettere di nuovo in produzione, sotto forma di lavoro che permetta anche sperimentazione, aggregazione, vita collettiva.

Salvaguardia del territorio significa tante cose: finché il lavoro della terra è considerato un lavoro gramo, è isolato, non valorizzato e pensato come “secondario”, è chiaro che nessuno si dedicherà alla terra.

Abbiamo un Manifesto in dieci punti ma ci manca l’interlocutore. Una volta, invece, c’era l’interlocutore e l’istituzione sapeva ascoltare: questo, ad esempio, accadde con Argan perché si dialogava. Oggi troviamo solo indifferenza. Cosa facciamo, con un’amministrazione sorda? Dobbiamo rimettere insieme le energie, individuare gli obiettivi comuni, fare un salto anche nelle modalità di lotta. La disobbedienza deve tornare al centro dell’azione.

Metrovia

Noi siamo l’esempio di come la collaborazione tra associazioni, la collaborazione con Roma Ricerca Roma possa portare a risultati fruttuosi.

Il Comune ha fornito risposte insufficienti sul tema della mobilità: la strategia della Giunta è passatista, perché basata su tecnologie, obiettivi e aspettative vecchie. Il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) di Roma nasce come assemblaggio di vecchi progetti riposti nei cassetti, senza una vera visione di piano. Oggi i tram sono un’altra cosa, in sede dedicata, con priorità semaforica, con agganci al resto del TPL, senza incroci e rallentamenti. Analogamente, le ferrovie. Oggi l’amministrazione mette in campo un approccio di retroguardia, senza prospettiva e di poco coraggio, perdendo occasioni anche storiche con i finanziamenti attuali. Il PUMS è carente anche sul sistema ferroviario, è un’occasione mancata. La richiesta da fare è sicuramente quella di dire: mentre che si fanno le cose, i tre anni che mancano servirebbero a riaprire il discorso sul PUMS per dotare la città di un piano di mobilità all’altezza delle sfide di oggi. Bisogna costruire oggi il futuro di Roma

Motus

Ogni giorno circolano su Roma 700 bus turistici. E’ indispensabile agire su limiti, organizzazione e controllo. Rimettere il residente al centro perché, quando c’è un conflitto tra turismo e residenti, i residenti vengono sempre dopo. Piccole e grandi associazioni per invertire la tendenza: estendere il divieto di transito dei bus alla semicentrale (anello ferroviario), evitare che gli stalli siano posti vicini alle abitazioni dei cittadini, non tollerare più questa sciatteria, che ha anche un significativo impatto sulla qualità di vita delle persone. Non basta più il solo l’attivismo: serve anche la competenza, dobbiamo diventare esperti di quello che chiediamo (però anche l’amministratore spesso è molto più incompetente dei cittadini…). Dobbiamo avere più spesso confronti come questo, scambiare esperienze e conoscenze ma anche metodo. E’ necessario affrontare la mobilità in termini di integrazione, perché il centro storico vuoto sta diventando una carcassa urbanistica.

Movimento Diritti Pedoni

Siamo tutti pedoni: ma, se Roma fosse una casa, lo spazio riservato ai pedoni, in proporzione, sarebbe lo sgabuzzino, sia in termini di tutela che di investimenti che di spazi fisici. Siamo noi i primi a dimenticarci i nostri diritti. Diritti negati nella mobilità, che è il primo livello di accesso per altri diritti.

Questo discorso riguarda l’accesso al TPL, ma riguarda anche la capacità di sviluppare competenze per interloquire e per avere un ruolo di informazione e formazione (ad esempio rispetto alla cultura moto-normativa, come se ci fossero diritti diversi rispetto al mezzo di trasporto che utilizziamo o possiamo utilizzare: abitudine, cultura, comunicazione e pubblicità). Il codice della strada a Roma pare sospeso (uno su dieci dei pedoni investiti in Italia è a Roma), le infrazioni sono costanti e il rischio crescente. Tre ci sembrano gli obiettivi: fare rete, creare gruppi di lavoro per sviluppare competenze e rivendicazione degli spazi, il tutto con un approccio evidence based (come per quanto riguarda la biomedicina, esistono soluzioni con prove misurate di efficacia anche per quanto riguarda la sicurezza stradale).

Cittadini per l’Aria

La nostra vuole essere sensibilizzazione e scienza partecipata. Abbiamo fatto tre campagne per monitorare il biossido di azoto, attraverso la consegna di dosimetri che gli abitanti stessi hanno posizionato ovunque: davanti le scuole, negli uffici, per strada, sui balconi di casa. A Roma non sappiamo cosa davvero respiriamo, dobbiamo estendere le zone da campionare. Dobbiamo aumentare le strade pedonali scolastiche: l’inquinamento è fattore di rischio di malattie respiratorie in bambini e anziani. L’amministrazione non è riuscita a cogliere la campagna di “cittadini per l’aria”, nonostante l’abbia appoggiata. A Roma si supera non solo il limite della comunità europea ma anche quello dell’OMS.

Salvaiciclisti

Mobilità come palestra di conflitto ecologico, aperta anche a chi non lo pratica: si potrebbe davvero ridisegnare la città. La realizzazione delle ciclabili è lentissima: eppure il 55% degli spostamenti dei romani è entro i 6km e all’interno dello stesso municipio: quindi le potenzialità per questo tipo di trasporto sono molto ampie. La polizia municipale rappresenta un problema: è potere sostanzialmente autonomo e ha uno sguardo auto-centrico (ostacolano preferenziali, ciclabili, attraversamenti rialzati, doppia fila come sistema ufficiale di parcheggio. Un altro problema sono i progettisti del dipartimento: pochi, non hanno esperienza e “visione” sulle ciclabili. Infine i i municipi, con politici che pur di accontentare la pizzeria al taglio con la doppia fila negano l’allargamento dei marciapiedi o la creazione della ciclabile, o sono inerti sulle preferenziali. Ad esempio, nel XIII municipio si sposta la ciclabile per favorire i bus turistici. Quando si attraversa sulle strisce si ringrazia l’automobile che si ferma.

Il problema è che oggi la città è basata sulle auto, ogni spazio è occupato dalle automobili, su ogni strada. Ribaltare la piramide della mobilità e rivendicare la democrazia degli spazi, i diritti di chi si muove in altre forme perché sono calpestati. Bisogna redistribuire gli spazi. Roma Ricerca dovrebbe ampliare il proprio sguardo a ciclabilità e sicurezza stradale, ma anche lavorare sulla città 30 (tenendo conto della differenza tra realtà percepita e realtà effettiva, tra tempo percepito e tempo reale, in relazione ai dati pubblicati sulla velocità media del traffico dentro Roma): con una “vera” zona 30 le ciclabili non sarebbero necessarie. E poi strade scolastiche (a Roma sono soltanto 7): una rivoluzione gentile di ripresa degli spazi ma – anche – luogo di innovazione.

Roma 30

Impulso è arrivato quando un ragazzo è stato ucciso mentre camminava sul marciapiede: dunque, da esperienza personale a movimento. Le strade municipali sono strade dove è impossibile correre, eppure vi è una percezione completamente errata della sicurezza, e la responsabilità è nel disegno delle strade, ma anche nella necessità di utilizzare l’automobile nella città disegnata come Roma. Moderare la velocità, non solo attraverso le multe, ma ripensare la progettazione stradale, e non fare in modo che semplicemente il rifacimento del manto faccia dire che la strada è migliorata: si calcola che ogni metro in più di larghezza della carreggiata produca un aumento della velocità di 15 km/h. Anche azione con la parte amministrativa rafforzando la capacità di azione.

Σimbolo

Operiamo in zona Monte Mario, dove la Giunta è stata eletta sulla discontinuità: ma questa discontinuità non c’è stata, a partire dal sistema decisionale. Bisogna tornare a produrre cultura a partire dal territorio. Indispensabile una riforma delle istituzioni che governano la città di Roma: il decentramento dei municipi è inconsistente. La riforma del decentramento è il presupposto della partecipazione. Bisogna costruire una rete, forse lavorando su una piattaforma informatica.

Montigreen

Siamo una rete di imprese e vorremmo trovare sia pur minimi comun denominatori perché si sta perdendo tessuto cittadino: la competizione è sleale e ingorda in una città in svendita. Non ci sembra più sostenibile una situazione che privilegia il turismo di massa ed ha sempre un approccio emergenziale ai problemi. Stiamo assistendo a un impatto violento e radicale che deve essere gestito e controllato con un approccio sia ambientale che sociale. Invece, ci si propone una dicotomia da cui forse si trae vantaggio anche elettorale. Manca una capacità, una visione di questa città. Dovremmo cercare di cambiare il punto di vista, la relazione tra centro e periferia. Sarebbe importante costruire tavoli di confronto per tornare ad avere una visione comune mostrando che siamo capaci. Serve una gestione dei processi non il turismo “mordi e fuggi”.

Zappata romana

La nostra è un’associazione che ritiene che gli orti urbani siano luogo di incontro e recupero degli spazi urbani. La “parola chiave” pensiamo sia “giustizia”: la nostra non è una città di  uguali, non è una città per tutti e di tutti i generi, non è uguale tra centro e periferia. I dehors in periferia potrebbero essere presidio di sicurezza, ma dobbiamo anche pensare e progettare, recuperare spazi per i cittadini: dobbiamo pensare a strade scolastiche, a strade pedonali. Mancano spazi di aggregazione: per questo abbiamo pensato agli orti didattici. Il nostro progetto “cento orti”, arrivato secondo, è finito nel nulla: non se ne è fatto più niente perché non sono state trovate aree idonee. Cosa fare? Incontrarsi, fare tavoli di discussione.

Paolo Brogli

Abbiamo preparato un appello, al quale vi invitiamo ad aderire, contro la sciagurata decisione di prolungare la concessione dei dehors a tutto il 2024: ci sembra sia una situazione di tracimazione orribile.  Siamo una rete di associazioni e comitati per una città più vivibile. Abbiamo un appuntamento importante il 18 novembre alle ore 11.30. Con i turisti entra molto denaro e contano solo loro: tutto così diventa illegale, poco trasparente, poco partecipato. Dobbiamo far qualcosa, non si può continuare così. L’appello si trova sulla mia pagina Facebook ma è solo l’inizio di una battaglia per restituire la città anche ai suoi cittadini.

Communia

Siamo uno spazio comune a San Lorenzo, devastato dalla gentrificazione. Forniamo servizi dal basso al quartiere non legati al profitto; abbiamo storie e fini comuni e la “cura” come base del buon vivere. Abbiamo un’aula autogestita dove  incontrarsi senza dover pagare. Uno dei nostri impegni è sul servizio sanitario: uno studio per visite osteopatiche, previsto inizialmente per pochi giorni, si sta trasformando. Il nostro obiettivo è uno sportello di salute popolare ossia servizi comunitari di aiuto reciproco e “dal basso”. Vogliamo rafforzare il tessuto sociale del quartiere.

Comitato Monti

Il nostro quartiere sta soffocando anche per gli affitti brevi e perché nulla sembra essere gestito e ben poco controllato. Temiamo che cataratte si potrebbero aprire con norme – come quelle di cui si è parlato in questa assemblea – che renderebbero legale ciò che ora è illegale. Dopo anni di contenziosi serve coraggio politico. Il nostro territorio è saturo: per questo contrastiamo i progetti di Monti green.

Associazione Ranuccio Bianchi Baldinelli

E’ molto importante il confronto – come sta accadendo oggi – con altre realtà che operano sul territorio. Non c’è altro modo di invertire una tendenza che non promette bene, come si fa ad avere il diritto di essere cittadini “ascoltati”. Invece, i  nostri amministratori ascoltano un po’ troppo i poteri forti. Bisogna pensare alla rigenerazione urbana e alla difesa della città storica.

Polo civico Esquilino

Abbiamo costituito una rete delle associazioni di un quartiere che vede rarefarsi il numero di abitanti. La casa è uno dei primi problemi. Auspichiamo che, a breve, sia possibile usare una sede: vorremmo una casa della comunità

Rete ecosocialista

Dobbiamo combattere la crisi ambientale ed economica a partire dalle persone, facendole riflettere sui problemi del proprio territorio e mostrando connessioni con altri problemi e altri territori per costruire una comune rete di conoscenze e interventi.

La redazione si scusa per eventuali imprecisioni o omissioni: il nostro obiettivo è cominciare a riferire, restituendo la ricchezza del dibattito e delle proposte.
La redazione si scusa, non è stato possibile qui sintetizzare adeguatamente gli ultimi interventi e si rende disponibile ad integrare questo tes
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