Iniziamo con:

5 LUOGHI COMUNI

Per risolvere il problema della casa si deve continuare a consumare suolo. FALSO
Gli stranieri rubano la casa agli italiani. FALSO
Per Roma il turismo è una miniera d’oro che non si esaurisce mai. FALSO
Non sono disponibili fondi per le politiche abitative. FALSO
Le occupazioni di immobili sono un problema di ordine pubblico. FALSO

Troppo pochi? Beh, sicuramente circolano molti altri luoghi comuni. Noi ne abbiamo scelti alcuni che ci sembrano strategici, ovvero le questioni che, se ripensate, possono aiutarci a risolvere i problemi. O almeno a incanalarli nella direzione giusta.

AL CONTRARIO

Il consumo di suolo negli ultimi decenni ha aggravato e non migliorato le condizioni di vita e di lavoro di molti cittadini, la città dispersa e poco densa rende infatti molto difficile per l’Amministrazione portare agli abitanti i servizi di cui hanno bisogno:
trasporti, nettezza urbana ma anche attività culturali e luoghi di aggregazione.

A Roma c’è un grande patrimonio immobiliare pubblico e privato vuoto, degradato o male utilizzato.
Una buona programmazione e buona gestione, la revisione normativa dove necessario, l’introduzione di forme innovative, come gli usi temporanei, dimostrerebbero che c’è posto per tutti e non c’è alcuna necessità di ingaggiare guerre fra poveri.
Stato, comuni e regioni spendono soldi per le politiche abitative, sono pochi ma soprattutto sono dispersi in mille rivoli.

Negli ultimi anni l’economia della città si è basata sulla monocultura del turismo, con le relative conseguenze sul tipo di ristorazione e di attività commerciali. L’esperienza del coronavirus ci ha insegnato e ci sta insegnando molte cose da questo punto di vista: se prima soffocavamo per la presenza di milioni di turisti, ora vediamo chiudere e morire esercizi commerciali e attività economiche.
Dopo non potrà essere tutto come prima, per risollevarci dobbiamo riuscire a modulare in modo armonico il tessuto economico e commerciale cittadino per gli abitanti e per i visitatori.

L’emergenza casa ha a Roma carattere permanente e sono molti gli immobili occupati. Ma non è solo degrado, spesso nelle occupazioni si sono sviluppate progettualità interessanti, per le funzioni svolte nei territori in cui si inseriscono, anche di innovazione sociale.

Per queste ed altre ragioni serve:

UN CAMBIO DI PARADIGMA

Al centro del nostro ragionamento non c’è solo la casa ma la qualità dell’abitare, che ha a che fare con l’organizzazione della vita quotidiana degli abitanti e i modelli sociali della metropoli. La pandemia da Coronavirus – 19 ha esasperato le diseguaglianze sociali esistenti in modo particolare su 3 aspetti: dove si vive, in quale spazio privato e in quali spazi pubblici ci si muove; che lavoro si fa, ovvero se sia possibile il distanziamento sociale oppure no; quale tipo di lavoro, dipendente, pubblico, autonomo. Tutti ma soprattutto il primo aspetto hanno a che fare con la qualità dell’abitare. Bisogna integrare nei quartieri il tema dell’abitare con quello del lavoro, della promozione sociale, della capacità di futuro. Le periferie sono anche luogo di importanti energie sociali, di solidarietà e di capacità di reazione e di progettualità, che devono essere sostenute e valorizzate.

Il capitolo Abitare di qualità nella metropoli è parte di un lavoro collettivo dal titolo Manifesto per Roma, che viene interamente pubblicato in questo sito, nella sezione Proposte. A questo capitolo hanno contribuito: Luca Brignone, Barbara Brollo, Eliana Cangelli, Filippo Celata, Carlo Cellamare (coordinatore), Pierluigi Cervelli, Massimiliano Crisci, Valerio Gatto Bonanni, Marco Pietrolucci, Enrico Puccini, Stefano Simoncini.