Autore
Filippo Celata e Gabriele Pinto
Quanti sono a Roma i tifosi della Roma e della Lazio? E quali sono le zone dove prevalgono i romanisti, e quelle a maggiore presenza di laziali? La risposta a queste domande è nella mappa e nei grafici che seguono, e si tratta – per quanto ne sappiamo – della prima rappresentazione mai pubblicata a questo livello di dettaglio.
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Nonostante infatti il tema sia decisamente sentito, discusso, oggetto di aspre contrapposizioni, legende metropolitane, i dati ‘ufficiali’ sono praticamente inesistenti. Sul tifo esistono soltanto pochi sondaggi nazionali. Demos&Pi nel 2016 stimava ad esempio che circa il 40% degli italiani tifa per una squadra calcistica di club, e di questi circa il 6-7% sono romanisti, il 2-3% laziali. StageUp e Ipsos azzardano numeri più precisi, e più recenti (2021): i tifosi della Roma sarebbero 1.847.000, i laziali 547.000. Il rapporto sarebbe in entrambi i casi di circa 3-3,5 a 1 per la Roma. Ma sono dati relativi all’Italia intera, ricavati da sondaggi su campioni molto piccoli. Non è possibile quindi dedurne dati sulla sola città di Roma e tanto meno sui suoi quartieri.
Eppure è proprio su questo tema che abbondano le legende metropolitane. La zona ‘bene’ di Roma nord, fino a Prati – dove la squadra è nata nel 1900 e dove da poco è stata inaugurata la sede della fondazione nella storica “torretta”, al centro di Piazza della Libertà – sarebbe un feudo laziale. La squadra ha inoltre per anni giocato prima allo stadio della Rondinella (attuale villaggio olimpico), e poi al Flaminio, allenandosi fino al 1995 a Tor di Quinto. A Roma sud prevarrebbero invece di gran lunga i romanisti, così come in tutta l’area centrale della città.
La Roma ha una genesi più articolata e ancora oggi assai dibattuta, nascendo dalla fusione di tre società sportive – la Alba (zona Flaminio), precedentemente fusa con l’Audace (Salario), la Fortitudo (Vaticano), precedentemente fusa con la Pro Roma (Ostiense), e la Foot Ball Club di Roma. La squadra si identifica tuttavia fortemente con la zona dove giocò fino al 1940: il mitico Campo Testaccio, accanto all’omonimo quartiere, all’epoca operaio. La scelta dei colori capitolini, il giallo e il rosso, si legge sul sito ufficiale del club, avrebbe immediatamente reso la Roma “visceralmente popolare, cara alla gente dei vecchi rioni”.
La tifoseria romanista ebbe fin dall’inizio e mantenne un’anima più popolare, che per decenni ebbe il suo epicentro al centro e nella zona sud, dalla quale i ‘signori’ dei quartieri borghesi (prevalentemente a nord) vollero distinguersi, anche tifando Lazio. Le due squadre d’altronde si allenano oggi agli antipodi della capitale: la Lazio all’estremo nord, a Formello, sulla Cassia bis. La Roma all’estremo sud, a Trigoria, sulla Laurentina. Sia pure per altri motivi che poco hanno a che fare con la geografia, allo stadio olimpico i nuclei più accesi della tifoseria romanista occupano la curva sud, mentre i laziali occupano la curva nord.
Nomen omen, inoltre: si dice che la squadra si diede il nome ‘Lazio’ (nonostante fosse la prima a praticare il gioco del calcio a Roma) anche allo scopo di attrarre tifosi da fuori Roma. Anche per questo nelle zone via via più periferiche ed esterne, e soprattutto nel resto della Regione, prevarrebbero i laziali.
A Roma, si legge ad esempio su Wikipedia, i ‘feudi laziali’ sarebbero quindi la Cassia, Prati, le zone limitrofe allo Stadio Olimpico (Monte Mario, Balduina, Ponte Milvio, Vigna Clara), così come Boccea, il quartiere Africano (in particolare Piazza Vescovio, storico luogo di ritrovo degli ultras laziali), ma anche Parioli, Nomentano, Montesacro, Monteverde. La Roma prevarrebbe invece come detto al centro e in molte delle periferie storiche (inizialmente) più popolari, e in particolare San Lorenzo, Testaccio, Garbatella, Quadraro (storica sede del gruppo ultras Fedayn) San Giovanni, Primavalle, Porta Portese, Tiburtina, Prenestina.
Ma è veramente così? Possibile che questa mappa si sia riprodotta nel tempo nonostante le notevoli trasformazioni che ha subito la città? Il centro, Testaccio, o San Lorenzo, per dirne una, sono oggi tutt’altro che zone popolari. Sono affidabili queste legende metropolitane? Sorprendentemente, in molti casi si. In altri no.
Per verificarlo abbiamo oggi a disposizione uno strumento inedito: i big data, ovvero le informazioni personali raccolte dalle piattaforme digitali per vendere spazi pubblicitari mirati a specifici target di utenti. Non senza qualche difficoltà tecnica ma a un costo praticamente nullo, gli stessi dati si possono usare per ottenere informazioni altrimenti non disponibili, oltre che dettagliate. Sono dati per questo largamente utilizzati nella ricerca sociale, per ricostruire ad esempio la distribuzione spaziale del reddito per aree molto piccole, o le presenze di immigrati in un paese (il cui dato ufficiale è spesso ritenuto meno affidabile), e molto altro.
Le mappe e i dati che riportiamo in questo articolo sono estratti tramite la API (Application Programming Interface) dalla piattaforma di advertising di Facebook (che utilizza anche i dati provenienti da Instagram). Non sono stimati a partire da likes o commenti, bensì più in generale dagli “interessi” espressi dagli utenti, tramite algoritmi misteriosi – come sempre in questi casi – ma incredibilmente efficaci. D’altronde Facebook deve gran parte dei suoi enormi profitti proprio a questi servizi di ‘micro-targeting’. E tra tutti i nostri interessi, il tifo è sicuramente uno di quelli che sbandieriamo con maggiore facilità e anzi con orgoglio.
A partire da questi dati, possiamo così desumere che nel Comune di Roma il rapporto tra romanisti e laziali sia di circa 3 a 1 (dato molto simile a quello stimato tramite sondaggio), mentre se estendiamo il raggio di osservazione a tutta la regione Lazio il rapporto risulta minore: per ogni tifoso laziale ci sono 2,3 romanisti. Nei Comuni del Lazio diversi da Roma il rapporto è ancora minore: per ogni tifoso laziale ci sono i 1,7 romanisti.
Un’altra sorpresa crediamo quindi sia per molti questa: non sembrano esistere zone della città dove i laziali sono maggioranza. Possiamo però, come abbiamo fatto, identificare le aree dove la presenza di laziali è ‘relativamente’ prevalente. La mappa, in particolare, rappresenta la densità (kernel density) pesata sulla base degli scarti locali assoluti rispetto alla media comunale, a partire da dati disponibili per celle che misurano circa 0,75 km quadrati. Per capirci, si tratta del numero dei tifosi in più o in meno che in ciascuna zona hanno le due squadre, rispetto a quanti tifosi avrebbero qualora il loro numero fosse pari a quello medio comunale. Le zone in gradazioni, rispettivamente, di giallo-arancione-rosso e di azzurro-blu-nero, sono quelle dove tale scarto è via via maggiore. L’area considerata è quella più centrale e densamente popolata, laddove sono disponibili dati completi, perché stimati a partire da un numero più consistente di utenti Facebook.
Lo stesso dato si può elaborare per quartiere, anche in aree esterne a quelle rappresentate nella mappa, laddove l’informazione è comunque disponibile ma la sua copertura è minore. La classifica dei quartieri relativamente ‘più romanisti’ è riportata nel grafico che segue.
Le sorprese non sono molte: i quartieri relativamente più romanisti sono intorno alla stazione Termini – Esquilino, San Lorenzo, Via XX Settembre, fino al Pigneto – seguiti dall’area della periferia est del VI Municipio: Torre Angela, Tor Bella Monaca, Tor Vergata. Molto evidente è la prevalenze dei romanisti in tutto il centro storico – dal Celio a Trastevere – e in generale in tutta l’area centrale della città, fino a Testaccio da un lato, ovviamente, e più sorprendentemente per quanto detto, a Prati. Nella mappa compaiono anche diversi quartieri della cosiddetta periferia storica che sebbene relativamente parlando non figurano ai primi posti nel grafico, sono comunque a prevalenza giallo-rossa e anche molto densamente popolati, e quindi ospitano un gran numero di romanisti: Salario, Tuscolano, Quadraro, Centocelle, e praticamente tutto il quadrante orientale, fino i suoi bordi più esterni. Una sorpresa è Primavalle, che non figura tra i quartieri a maggiore presenza relativa di romanisti.
La classifica dei quartieri relativamente più laziali è riportata nel grafico qui sotto.
Il pcosì Si noti che le scale numeriche dei due grafici sono molto diverse, perché i romanisti sono sempre come detto maggioranza. Nei quartieri relativamente più giallo-rossi il rapporto arriva fino a 335 romanisti ogni 100 laziali. Nei quartieri relativamente più bianco-azzurri il rapporto non supera i 42 laziali ogni 100 romanisti: meno di un terzo. Il dato, più in generale, ha una variabilità contenuta: il rapporto tra le due tifoserie, in altre parole, è abbastanza omogeneo nelle diverse zone della città.
Il pattern più evidente, tuttavia, non sembra tanto essere quello nord-sud, quanto quello centro-periferia. I quartieri più laziali sono infatti, in termini relativi (come riportato nel grafico), tutti decisamente periferici: Ciampino, Ostia, Settecamini, Bufalotta, Fidene, Salaria-Serpentara, Labaro, San Basilio. Quest’ultima è la zona che nella mappa, e quindi anche in numeri assoluti, mostra uno dei picchi più evidenti. Picchi analoghi, sempre nella mappa, si riscontrano anche in aree relativamente più centrali, sebbene esterne al centro vero e proprio. In primo luogo si conferma la relativa consistenza di laziali nei quartieri di Roma nord che vanno da Medaglie d’Oro a Corso Francia, passando per Balduina e Vigna Clara, mentre altre zone di Roma nord sembrano più equilibrate, se non addirittura a prevalenza relativa di romanisti, come alcuni tratti della Cassia. D’altro lato, notevole risulta la presenza relativa di laziali nella zona di Roma sud che va da Ostiense a Portuense.
Ci fermiamo qui, limitandoci alle evidenze principali, lasciando ai lettori il compito di individuarne e eventualmente segnalarcene altre. Perché siamo sicuri che chiunque, laziale o romanista che sia, non potrà resistere dal collocarsi sulla carta, e confrontare la sua mappa mentale o esperienza diretta a quella rappresentata dai dati. E se qualcuno ha voluto scorgere nella nostra analisi l’espressione di visioni parziali, tendenziose o distorte, sappia che dei due autori l’uno tifa Roma, l’altro Lazio…
POST-SCRIPTUM (Filippo Celata)
The day after… la notizia è che abbiamo fatto notizia. E anche parecchio ridere, per fortuna. Amo questa città. D’altronde sul tifo a Roma si scatena l’inferno, e le fiamme sono arrivate fino in Australia.
Non sottovaluterei anche il potere delle mappe, straordinariamente efficaci, immediate, e anche pericolose.
Si è detto: la mappa inganna. I laziali sono ovunque minoranza. Ma siamo stati proprio noi a dire e a scrivere a chiare lettere entrambe le cose. E evidentemente l’hanno letto e capito tutti. Il paradosso è che la nostra analisi veniva contestata sulla base di evidenze che noi stessi avevamo fornito..
L’inganno è stato semplicemente il metodo con il quale abbiamo ottenuto l’informazione rilevante. L’alternativa sarebbe stata semplicemente fare due mappe separate, ma sarebbe stato meno efficace. L’errore è ovviamente possibile, e forse avremmo dovuto sottolinearlo meglio. La ‘verità’ invece in cartografia non esiste. Nessuno ha notato ad esempio che il Raccordo anulare sullo sfondo misurerebbe in scala diverse centinaia di metri di larghezza..
Possibile, certo, che i risultati per alcuni quartieri siano distorti da misure inaccurate. In particolare lungo i confini, come è tipico nell’analisi spaziale, perché lì le osservazioni sono di meno e più frammentate. Può essere il caso di Ostia o San Basilio, le evidenze più contestate. Altrove molti hanno invitato giustamente a distinguere tra la presenza di ‘minoranze rumorose’ – militanti molto attivi e visibili – e il dato complessivo, la ‘maggioranza silenziosa’. Abito su Corso Trieste dove gruppuscoli di fascisti riempiono i muri di manifesti. L’area tuttavia non è solo mediamente di sinistra, è l’unica dove alle ultime elezioni comunali la maggioranza ha votato Calenda..
Verificheremo e consolideremo una base dati più robusta. E ovviamente ci hanno proposto di ripetere l’analisi ovunque, da Milano a Tbilisi passando per Londra.
L’inganno ha poi costretto tutti ad approfondire: legenda, testo, scala numerica, perfino la nota metodologica. E non si fa quasi mai, né quando i dati si leggono, né spesso quando si comunicano. Ha avuto in qualche modo una funzione pedagogica.
Alla fine il messaggio che è passato mi sembra l’opposto. Bastava leggere la legenda. Quel 3-1 che ribadisce la ‘massiccia prevalenza’ dei romanisti e inchioda i laziali alla loro ‘relativa consistenza’ anche in quelli che orgogliosamente e legittimamente rivendicano come loro ‘feudi’, ‘roccaforti’, ‘fortini’.
Forse è anche da questo squilibrio numerico che nasce la natura territoriale, e quindi viscerale, antropologica, militare, del tifo a Roma. Altrove una mappa come questa avrebbe meno impatto. Lì la distinzione sarebbe più sociale che spaziale. Verificheremo. Anche perché nella città contemporanea – diseguale, frammentata, gentrificata – il sociale è spaziale e viceversa. Ma solo a Roma, oltre che a Londra e credo in poche altre città, le squadre rivali rimandano a distinti elementi geografici. E solo qui, credo, tali elementi si sovrappongono: la regione da un lato, contro il suo ingombrante ‘core’ metropolitano (‘core’ si può leggere sia in inglese che in romanesco). È inoltre una città estesa, frammentata, tribale, tante città l’una accanto all’altra. Roma sud e Roma nord, Parioli, Magliana, Centocelle, ecc. ecc., non sono solo quartieri diversi, gradienti su una scala. Sono comunità socio-antropologiche distinte, ciascuna con le proprie pratiche, la propria lingua, e un forte senso di appartenenza. A Roma non si chiede che lavoro fai. Si chiede in che zona vivi.
La mappa amplifica volutamente il senso di questa territorialità. In che modo? Il dato di partenza è semplicemente il rapporto tra le due tifoserie (qualcuno ha chiesto: perché non anche gli juventini? Perché è un residuo consistente, ma extra-territoriale. Una sorta di Svizzera neutrale nel mezzo di un’Europa in guerra). Mappare il rapporto è più complicato per il metodo richiesto – l’interpolazione spaziale – e per i requisiti in termini di distribuzione del dato. Mappare gli scarti assoluti – il numero di tifosi in più o in meno rispetto alla media comunale – ha il pregio di consentire una più semplice mappa di densità, e di ‘pesare’ il rapporto più o meno favorevole all’una o all’altra squadra sulla base della densità complessiva della popolazione. Fa emergere gli estremi, ma anche i quartieri dove il numero di tifosi è in assoluto maggiore, e quindi anche la geografia e la morfologia più ampia della città. E consente di filtrare il dato facebook di partenza con il dato statistico ‘ufficiale’, validato, relativo alla distribuzione della popolazione residente. È di fatto un indicatore di polarizzazione spaziale. Amplifica e drammatizza la rigida segregazione delle due tifoserie in zone contrapposte, separate da una vasta fascia indistinta che altro non è che l’area dove il rapporto tra laziali e romanisti è simile a quello medio comunale.
L’analisi, paradossalmente, va letta al contrario: essa ribadisce la necessità della coesistenza tra due schieramenti che si oppongono da decenni e lo faranno probabilmente per secoli, ma che – lo sappiamo – abitano gli stessi luoghi, provengono dalle stesse famiglie, mangiano alla stessa tavola. Con ironia ma anche, per quanto possibile, con la dovuta accuratezza, abbiamo semplicemente fornito un ulteriore elemento di discussione, identificazione, sberleffo. I tifosi (militanti) dovrebbero invece smetterla di prendersi così maledettamente sul serio. La mappa la dedico a tutti coloro che da questa storica rivalità ci hanno rimesso la pelle. E a Roma non sono pochi.
Il bello della cartografia, così come dell’analisi dati, non è dal mio punto di vista come si fa – altri la sanno fare molto meglio di me – ma quello che produce. E quindi ora geolocalizzeremo e mapperemo le reazioni alla mappa suscitando ulteriori reazioni e così via.. Benvenuti nella post-cartografia.
Interessante comunque ma…… 1) Si può stimare il margine di errore di questa ricerca ? 2) Oltre alla quantità si può stimare il valore di questi tifosi ? 3) Si può stimare, per similitudine, la presenza di tifosi juventini, interisti, milanisti e napoletani che probabilmente non è marginale nle Lazio e spesso s’ignora ? 4) siamo convinti che le indicazioni sui social corrispondano alla realtà ?
Grazie per lo stimolo informativo !
Grazie. Sto scrivendo un addendum che riporterà alcuni dettagli e limiti metodologici, sebbene un vero e proprio margine di errore ad ora non siamo in grado di stimarlo. Si, l’analisi si può fare su qualsiasi tipo di ‘interesse’. La replicheremo altrove. Mentre non crediamo che la distribuzione territoriale di juventini, ecc. a Roma sia granché interessante, perché più omogenea e meno ‘territoriale’. Il valore (economico) a noi non interessa.. FC
I tifosi napoletani presenti a Roma, sono i napoletani stessi che vivono qui, non di certo romani che tifano Napoli
Mi sembra ovvio e chiaro che i laziali a Roma sono minoranza ovunque e in ogni quartiere.
La frase dell’articolo: “mentre altre zone di Roma nord sembrano più equilibrate, se non addirittura a prevalenza relativa di romanisti, come alcuni tratti della Cassia” che senso ha scrivere ” se non addirittura prevalenza relativa romanista … ” quando in nessuna zona i laziali sono più di un terzo dei romanisti? Poi dire quanti laziali o viceversa ci sono su 100 romanisti falsa la sensazione del dato. Dire 42 laziali farebbe pensare il 42%, invece è il 27,2 % 42/142 …
“Addirittura” a fronte dell’idea che siano zone relativamente laziali. Il 42 non è una percentuale ma, come si dice nella didascalia, il “numero di laziali ogni 100 romanisti”. Quel 42 è infatti, come scriviamo, meno di un terzo, e precisamente il 27,2%, ma del totale dei tifosi della sola Roma e Lazio. Il dato non consente di calcolare una vera e propria percentuale sul numero totale dei tifosi e quindi non è corretto riportarlo come percentuale. FC
Vi ringrazio per la ricerca, è stata molto interessante e come avete detto non vi erano molti altri dati in merito.
Detto della qualità che si fa sempre preferire alla quantità, dovrebbe essere considerato che le due tifoserie hanno approcci molto differenti soprattutto sui social.
Ci sono pagine della Lazio che saranno seguite da un centinaio di utenti, le medesime dell’altra squadra si contano a migliaia. Ma è soprattutto un fatto “caratteriale” il Laziale è molto meno esibizionista, meno portato all’esternare il proprio tifo in contesti ove questo non è argomento trattato. Basti vedere nei programmi televisivi se il conduttore è romanista e presenta ed intervista un altro romanista, un riferimento alla squadra per cui entrambi tifano ci scappa sicuro e se c’è sintonia anche offesa alla Lazio facendola passare per ironia. Il contrario non accade, ma non accade per nessun altra tifoseria italiana dove esiste una spiccata rivalità cittadina.
Per avere un riscontro concreto bisognerebbe verificare se questo ipotetico 3-1 si tramuta in presenze allo stadio, basta verificare negli anni del pre pandemia che non è così. Delle due l’una o molti romanisti sono semplici simpatizzanti che non partecipano o il rapporto è semplicemente sbagliato, perchè basato su un campione errato. Che poi i Laziali siano in inferiorità numerica è un dato di fatto, ma non con quel rapporto, forse i romanisti potranno essere il 50% in più e in questo caso saremmo più vicini alle presenze allo stadio. Stessa percentuale si era rivelata ai tempi di Stream quando le pay TV vendevano gli abbonamenti per una sola squadra. Ma anche in questo caso torniamo all’inizio dove la qualità è sempre preferibile alla quantità.
come riportato nell’articolo il rapporto 3-1 risulta dai nostri dati ma anche da due distinti sondaggi nazionali a campione. FC
Le presenze allo stadio sono condizionate da tanti altri fattori da non rendere attendibile il dato. Per esempio l’andamento della stagione. Più la squadra è performante, maggiore la presenza. Dalla disponibilità economica. I laziali, se consideriamo i quartieri a maggioranza biancoceleste denotano maggiore possibilità di spesa. Dalla politica dei prezzi allo stadio. Grazie ai Friedkin quest’anno lo stadio è sempre pieno. Con Lotito è tristemente il contrario. Infine dalla propensione a manifestare il proprio tifo allo stadio. C’è chi invece preferisce vederla in TV. Etc. Etc. Etc.
i laziali non vanno spesso allo stadio perchè provengono da fuori Roma semplice da capire …cosa c’entra la maggiore spesa economica?
Te piacerebbe. Il laziale è meno esibizionista solo perché i romanisti sono di più per cui è più facile per quest’ultimi farsi i forti in gruppo. Il laziale è fiero di custodire la sua passione nel cuore e di esternarla allo stadio
I laziali non commentano la lazio perchè se ne fregano della Lazio, infatti stanno sempre dove si parla di Roma perchè lì hanno più visibilità per far vedere al mondo che esistono anche loro …e poi in pubblico non parlano di Lazio perchè si vergognano, non è che non sono esibizionisti, sono complessati …voi laziali state sempre a mistificare la realtà dei fatti
Il complessato sei te che anziché rispondere sulla base di fatti hai inviato 4 commenti ahah fai ridere povero romista
I laziali stanno nei forum della Roma
I laziali sui social stanno solo dove si parla di Roma …non esiste il tifoso laziale ma l’antiromanista
Roma è GIALLOROSSA
Ma se sapeva già
SEMPRE FORZA ROMA 💛❤️
Come mai se si clicca “Scarica l’articolo (.Pdf)” si ottiene un file .docx? 🙂
Ciao Daniele. Hai ragione, il file è .doc, abbiamo corretto. Un saluto e grazie della segnalazione. RRR
Grande Filippo con questo hai dimostrato che Roma è giallorossa.
A parte gli scherzi idea brillante che sicuramente farà piacere a G. A.
E aggiungo un’altra cosa …quando dici che la squadra si diede il nome Lazio anche allo scopo di attrarre tifosi da fuori Roma, penso che ciò rientri nelle leggende metropolitane …infatti la lazio è stata fondata da Bigiarelli unicamente come società podistica, per partecipare alle gare di atletica che si svolgevano a Roma, e per farlo bisognava necessariamente appartenere ad un club …Bigiarelli non aveva assolutamente in mente di fondare una società calcistica …quindi perchè mai avrebbe voluto attirare più gente possibile chiamandola Lazio? …le società podistiche erano sostenute da tifoserie? …assolutamente no …la verità è che Bigiarelli la voleva chiamare Societa Podistica Roma, ma esistendo già una Società Ginnastica Roma, lui fu costretto a ripiegare sul nome della regione
E’ decisamente evidente che i laziali a Roma sono una minoranza, in ogni zona e quartiere. ROMA è solo Romanista.
bravo assolutamente daccordo con te
La capitale è antilaziale
ROMA TIFA ROMA