di Edoardo Zanchini

La nuova consiliatura si apre in uno scenario di innovazioni energetiche senza precedenti, spinte dall’Unione europea nell’ambito dei nuovi target climatici. In particolare, si aprono opportunità inedite per lo sviluppo di progetti da fonti rinnovabili diffusi nei quartieri e negli spazi urbani dentro un modello di autoconsumo e condivisione di energia prodotta da fonti rinnovabili.

L’Unione Europa con la Direttiva 2018/2001 ha eliminato le barriere alla possibilità di produrre e autoconsumare, condividere e accumulare energia da fonti rinnovabili da parte di cittadini, piccole e medie imprese, Enti Locali. Ora spetta ai Paesi recepire entro il 2021 la Direttiva cancellare barriere e impedimenti normativi che fino ad oggi hanno impedito questa prospettiva. L’Italia con l’approvazione del cosiddetto Decreto Milleproroghe 2020 ha anticipato il recepimento della Direttiva per progetti fino a 200 kW, per cui già è possibile realizzare progetti di questo tipo nelle città italiane, come sta avvenendo in molti Comuni.

Perché le comunità energetiche possono essere un motore di innovazione ambientale e sociale?
Queste configurazioni permettono di valorizzare tetti di case, uffici e scuole, coperture di attività economiche e di parcheggi nella città con progetti che oggi sono convenienti da un punto di vista economico grazie alla riduzione del prezzo dei pannelli e agli incentivi introdotti per l’energia prodotta dalle comunità energetiche. Inoltre, i benefici si distribuiscono direttamente a coloro che fanno parte della comunità e che sono prossimi agli impianti (per ora connessi alla stessa cabina secondaria della rete di distribuzione, con il recepimento completo della Direttiva anche in ambiti più ampi).

L’innovazione ambientale è evidente, si autoproduce energia con il sole (in città soprattutto questa fonte sarà la più utilizzata) e si possono sostituire non solo i consumi elettrici degli edifici, ma si può arrivare a sostituire quelli di metano per il riscaldamento delle case (se abbinati a interventi di efficienza energetica) e per le cucine, con riduzione dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni di gas serra. E questa prospettiva permette di accelerare anche la transizione verso la mobilità elettrica, anche in questo caso con autoproduzione e quindi riduzione dei consumi di benzina a gas, anche qui con vantaggi ambientali e climatici.

Ma anche la portata dell’innovazione sociale è di grande interesse. Perché nelle comunità energetiche possono essere coinvolte famiglie in condizione di povertà energetiche (come nel progetto realizzato da Legambiente a Napoli, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio) che possono trarre beneficio diretto da questi progetti. E proprio l’edilizia pubblica, sia per uffici e scuole, ospedali che quella di edilizia residenziale pubblica può diventare il laboratorio di una innovazione che oggi è conveniente e funziona.

Roma deve diventare la Capitale delle comunità energetiche.
In tutti i Paesi europei si sta recependo la Direttiva e questa prospettiva sta aprendo innovazioni in tutte le capitali europee, e Roma può diventare un modello in Europa di una innovazione energetica distribuita e solidale. Cosa vogliamo fare:

1) Innanzitutto, puntare a realizzare comunità energetiche sul patrimonio di Edilizia residenziale pubblica, di proprietà dell’amministrazione e dell’Ater, per sviluppare progetti integrati di accesso al superbonus per la riqualificazione energetica e di realizzazione di comunità energetiche. Coinvolgendo famiglie in condizioni economiche difficili che potrebbero così arrivare quasi ad azzera la spesa energetica. Ater Roma ha in corso un progetto di riqualificazione edilizia del proprio patrimonio attraverso il superbonus che può essere accelerato e ampliato grazie a questi interventi.

2) Coinvolgendo Acea nella realizzazione di progetti di questo tipo in tutti i possibili edifici comunali, creando una task force tra gli uffici responsabili del patrimonio e di quelli ambientali, per individuare aree edifici dove sviluppare progetti in cui coinvolgere nelle comunità sempre anche famiglie nei quartieri intorno a scuole e edifici pubblici. In questo modo si produce innovazione nel funzionamento della pubblica amministrazione, si possono migliorare le competenze e lo scambio di informazioni intorno a progetti e missioni, e inoltre si affida ad Acea compiti di innovazione energetica nell’interesse dei cittadini, come dovrebbe essere nella missione di un’azienda che ha come azionista di maggioranza il Comune di Roma.

3) Aiutando tutti coloro, cittadini e imprese, enti del Terzo Settore, che vogliono realizzare comunità energetiche, semplificando le procedure di approvazione dei progetti (che rimane complessa anche sui tetti in una città con vincoli paesaggistici diffusi come Roma); mettendo a disposizione tetti e strutture pubbliche per progetti con obiettivi sociali e energetici, nella direzione delle proposte elaborate da Federconsumatori e Forum del Terzo Settore di informazione e coinvolgimento dei cittadini; infine coinvolgendo la Regione e gli istituti bancari nella creazione di un fondo di accesso al credito per le famiglie e le imprese, per superare uno dei principali problemi che in una fase di crisi questi progetti incontrano.