di Mirella di Giovine

© Cristina Archinto

Ringrazio per l’invito e voglio precisare che ho apprezzato il testo alla base delle nostre riflessioni.
La campagna per storia e per natura, ha partecipato e partecipa ancor oggi in modo molto significativo al sistema ambientale della città. È presente a margine dell’edificato, in frangia urbana, ed è interconnessa con i quartieri di edilizia sociale e con i nuclei sparsi dell’abusivismo edilizio, rappresenta così una importante risorsa di capitale naturale, una componente essenziale della rete ecologica per l’ecosistema città.
È bene precisare, subito, che nel caso di Roma, potenziare e rafforzare l’agricoltura nell’area periurbana, assume, oggi, nella sfida ai cambiamenti climatici, un significato strategico e necessario, in quanto il territorio agricolo rappresenta una componente essenziale della rete ecologica ed è in grado di fornire servizi ecosistemici essenziali per il riequilibrio dell’intera area urbana.
La campagna, utilizzata a pascolo o a coltivazioni, incuneata fra quartieri urbani, e che interessa oltre la metà del territorio complessivo, costituisce un prezioso elemento connettivo delle aree protette e delle aree verdi, del sistema ambientale e paesaggistico, e definisce un paesaggio agricolo “identitario” ancora esistente e di particolare valore culturale.
Sarebbe perciò giusto ridare “identità” a questo straordinario paesaggio storico, e definire quella campagna periurbana con i suoi paesaggi e valori di testimonianza, nella sua interezza, come “Agro romano” da considerare quindi come una risorsa culturale diffusa. Ancorché eroso dall’edificato, e consumato dalla speculazione edilizia, l’Agro romano è ancora molto esteso, ricco di qualità storiche e paesaggistiche, importante per le comunità insediate perché ne rafforza i vincoli identitari anche attraverso la percezione del paesaggio. Peraltro a questo riguardo è bene ricordare che l’ Agro è oggetto di vincoli archeologici e paesaggistici relativi a quasi tutta la sua estensione.
In termini di superficie, l’agro romano rappresenta una superficie di più di 58.000 ha, di cui più di 38 000 in produzione attiva su. Gran parte di queste aree sono tutelate in aree protette e/o vincoli specifici per 87000 Ha.
Un potenziale straordinario per il quale, come già detto, è giustificato usare il termine di risorsa, di capitale naturale e di infrastruttura verde (nota 1).
È una campagna, che per la sua morfologia, per l’idrografia molto ricca, ancor oggi presenta una grande biodiversità. Solo nelle aree interne al raccordo anulare sono state rilevate più di 1200 specie spontanee di piante (nota 2) e risultano presenti più di 7 consociazioni vegetali (nota 3), vi è inoltre una grande varietà di avifauna e insetti (nota 4).

 

Il ruolo strategico della campagna, oggi

Oggi, a fronte degli indirizzi del Green New Deal Europeo, del Next Generation EU per un cambio di paradigma del nostro sviluppo, per una transizione ecologica che ci aiuti a superare nelle città le gravi emergenze ambientali, le aree agricole assumono, rispetto al passato, sempre più un ruolo determinante, necessario per il riequilibrio ecosistemico della città.
Oggi, rispetto al passato, la campagna può e deve assumere un valore ed un ruolo strategico per la città, un ruolo di “infrastruttura multifunzione”, perché:

1 Le città attraversano oggi una profonda crisi di carattere ambientale, economico e sociale, si trovano di fronte alle nuove grandi sfide ambientali, come la crisi climatica, il problema del contenimento dell’inquinamento, la grave crisi economica, una profonda crisi sociale, e di diseguaglianza. L’ Urbs ammaccata ed invecchiata del 900, fatica a contenere una Civitas in crisi, ammalata sul piano ecologico, disordinata, conflittuale, frammentata, ineguale.
La crisi della città del 900, stretta fra rendita fondiaria ed economica, ha determinato un impoverimento delle pratiche sociali e culturali di riappropriazione dello spazio, su cui l’urbano storicamente ha fondato il suo modello di società e l ‘organizzazione della città di cui ha determinato la invivibilità e i tanti rischi ambientali.
In questo contesto inedito dal punto delle dinamiche ecologiche, sociali, produttive, economiche, occorre acquisire una visione d’insieme della città come organismo, come ecosistema, per ripartire dalle risorse naturali e culturali presenti, dai valori condivisi dalle comunità insediate.

2 Nuove modalità di coltivazione caratterizzano oggi l’ agricoltura, rispetto al passato, in particolare nelle aree urbane, per il ricorso alle nuove modalità di coltivazione biologica, non più colture estensive, ma di qualità.
L’attenzione alla qualità del cibo, il principio del Green New Deal del “Farm to Fork” relativo ai sistemi di distribuzione “a chilometro zero”. Si determinano così sul mercato nuovi importanti opportunità di lavoro per i giovani agricoltori. La possibile applicazione finanziata del principio del “greening” su parti di aree coltivate, stabilito dalla UE, applicato alle aree coltivate per migliorare le prestazioni ecologiche.

3 Nella situazione romana la campagna è ancora riconoscibile come “Agro romano”, quello su cui fondava l‘antica civiltà romana, caratterizzato quindi da valori culturali, preesistenze storiche di straordinario interesse diffuse in tutte le sue parti, che le comunità insediate riconoscono e a cui sono legate. Non si può peraltro tacere della profonda radice agricola storicamente presente in molti dei quartieri della periferia di Roma, e ancora presente in molti degli insediamenti un tempo abusivi.
Sono inoltre presenti in queste aree edifici rurali di servizio e casali, testimonianza della storia dei territorio, spesso già acquisiti al pubblico e che una volta restaurati possono divenire presidi culturali e sociali senza consumo di suolo. Basti pensare, ad esempio, che molte delle Biblioteche della rete pubblica e molti Centri culturali sono realizzati proprio in antichi complessi agricoli.

4 La campagna può svolgere un ruolo significativo per la rigenerazione delle aree critiche dei quartieri della “periferia” definendo le funzioni del riequilibrio fra le aree centrali e il periurbano, sul piano ecologico, come offerta di servizi, sul piano culturale. Con l ‘agricoltura multifunzione si può incrementare e diversificare l’offerta di servizi: “agrinido”, mercatini di approvvigionamento, spazi sociali e per il tempo libero, definendo nuovi modelli di relazioni di appartenenza, e nuovi stili di vita, migliorando i servizi di prossimità di una città come Roma.

In sintesi, le aree agricole periurbane debbono essere considerate una vera “infrastruttura verde multifunzione”. In questa logica le infrastrutture verdi multifunzione (nota 5), fra cui la campagna, divengono strategiche nell’assetto urbano per sviluppare connettività e servizi ecosistemici, migliorare la qualità della vita, migliorare il paesaggio, assicurare i legami territoriali e determinare il riequilibrio fra parti della città.
Vorrei anche sottolineare che le comunità hanno grande consapevolezza dei valori sia naturali che culturali dei territori e delle radici di insediamento. Questo valore identitario che spesso è legato alle radici agricole può essere alla base di progetti per migliorare i tessuti urbani, i quartieri, per una migliore qualità della vita, per rafforzare la coesione, e offrire nuovi modelli urbani.

 

Un nuovo patto fra città e campagna

Per un nuovo assetto della città occorre, quindi, mirare ad un nuovo patto fra la stessa città e la campagna, e puntare ad “una città più rurale ed al tempo stesso più urbana”, che offra nuovi modelli di vita, di relazioni, di valori culturali diffusi e di paesaggio.
Le aree agricole, da ruolo marginale, di vuoti, come spesso definite dagli urbanisti di vecchia maniera, aree dove buttare quello che non si riesce a collocare, o spazi di rendita fondiaria di attesa, di speculazione, o nel migliore dei casi di produzione, divengono invece elemento strutturante dell’ecosistema, per proporre un nuovo modello di città diffusa, basata sul consumo di suolo zero ed il riuso dei beni culturali presenti, per valorizzare la storia di insediamento.
Si propone così una sorta di riappropriazione del territorio periurbano basata sul paesaggio identitario delle comunità, sui profondi legami con la terra e le radici di insediamento (nota 6).
A riguardo si possono citare gli studi francesi sulle campagne urbane di P. Donadieu (nota n 7) che sottolineano, la necessità per superare la crisi delle città, di riproporre il profondo legame delle collettività con la terra, e la possibilità di ritrovare nuovi valori di coesione, attraverso le relazioni stabilite da un nuovo assetto delle campagne urbane.

Il periurbano agricolo, se lo facciamo rivivere in chiave ecologica e produttiva consente di:

– fermare il consumo di suolo.
– offrire nuovi modelli di vita delle comunità, modelli più sostenibili, adeguati alle città di oggi.
– focalizzare nuove modalità di approvvigionamento del mercato in chiave sostenibile.
– offrire un sistema di valori culturali diffusi, utili per i legami delle comunità con i territori.
– riequilibrare fra parti della città, fra le aree centrali e periferia.
– migliorare i paesaggi urbani.

 

Proposte concrete

È necessario, a mio avviso, in primo luogo, dare anche nuova dignità di valore culturale alla campagna come “Agro romano”, per questo è già stata formulata una Proposta per l’iscrizione dell’Agro nel Registro del Ministero per Agricoltura e Foreste, come “Paesaggio rurale storico”, un lavoro che ho sviluppato, sostenuto anche da Italia Nostra. Ora la proposta è diventata una Mozione Regionale (nota 8). Spero che possa concretizzarsi al più presto questo obiettivo per far rivivere i valori di paesaggio dell’Agro Romano .
Partire poi subito dalle proprietà agricole già pubbliche, che non sono solo le famose Tenute, di proprietà oggi della Regione Lazio, il cui destino è ahimè sempre incero, e che invece sarebbe opportuno definire, ma si può
ripartire anche dal Progetto delle terre pubbliche ai giovani agricoltori, “Roma, Città da coltivare” (nota 9) un potenziale di aree pubbliche, già di Roma Capitale, cedute dai costruttori al Comune nelle convenzioni urbanistiche e lasciate oggi all’ abbandono, perché il Comune continua a non occuparsene. In epoca Amministrazione Marino, in via sperimentale, con il progetto “Roma, Città da coltivare” sono state già individuati circa 500 ha immediatamente disponibili, dove sono presenti anche casali che vanno recuperati utilizzando i fondi già previsti nelle convenzioni urbanistiche. Ma è possibile individuare altre aree disponibili e prenderle in carico e quindi metterle a bando per le attività agricole, con affitto delle terre. Il vantaggio è evidente sul piano di corretta gestione territoriale, sottraendole ad usi impropri, consumo edilizio, speculazioni varie, degrado.
Sono stati fatti dei bandi pubblici per affidare tali aree in abbandono a giovani agricoltori, in base alla normativa, art 66 della Legge 24 gennaio, n 1. La sperimentazione è iniziata con 4 unità poderali di terra pubblica assegnate con Bando pubblico ai giovani agricoltori: Tenuta Borghetto San Carlo, un progetto bellissimo della Cooperativa Coraggio, Tenuta della Cervelletta, Tenuta Redicicoli, Tenuta Tor dei Cenci (nota 10). Inutile dire che occorre superare molte difficoltà dovute alla mancanza di un efficace raccordo su queste politiche di Roma Capitale con la Regione, alla necessità di assicurare un flusso di finanziamenti di sostegno, efficace a partire dai fondi europei, ma soprattutto tutto diviene in prospettiva impossibile se il Comune non dedica una politica strategica a questa specifica realtà.
Di fatto attraverso questo progetto che può interessare migliaia di ettari pubblici si radica subito sul territorio una politica concreta per le aree agricole e si consente di dare lavoro a tanti giovani agricoltori.
Inoltre Roma potrebbe sui temi dell’agricoltura svolgere un ruolo internazionale, di fatto è già sede delle principali Agenzie internazionali, che si occupano di cibo, agricoltura Fao IFAD, WFP, potrebbe così essere rilanciata a livello internazionale, come Centro per affrontare i temi dell’agricoltura e del cibo nel mondo.
Nel contempo occorre definire, sulla base dei principi del Next Generation EU, della transizione ecologica un vero “Piano Ambientale Strategico per la città”, basato su Variante di PRG per le aree a verde, agricole e servizi, per rafforzare le infrastrutture verdi e definire il consumo zero di suolo. Un Piano ambientale strategico come sviluppato da molte città europee, ma anche italiane, per affrontare le nuove problematiche ambientali a partire dal ruolo strategico dell’agricoltura, per definire il riequilibrio dell’assetto della città, a consumo zero sull’Agro e sulle aree verdi, con una nuova dimensione di valorizzazione culturale diffusa sul territorio.

Nota 1
M. Di Giovine, La rete ecologica del territorio romano nel nuovo Piano regolatore, in C. Mazzieri, a cura di, Le città sostenibili, Storia, natura, ambiente, Edizioni Franco Angeli, Milano, 2003.

Nota 2
L.C. Grapow, Atlante della flora spontanea di Roma, Comune di Roma -Università Sapienza Dipartimento di Biologia vegetale, Argos edizioni, Roma, 1995.

Nota 3
Elaborazione di studio per il Comune di Roma del Dipartimento di Biologia vegetale, Sapienza, 1996.

Nota 4
M.Bologna, G.M. Carpaneto, B. Cignini, Atti del 1 Convegno nazionale sulla Fauna urbana, Edizione Fratelli Palombi, Roma 1997.

Nota 5
S. Malcevschi, Reti ecologiche polivalenti, Infrastrutture e servizi ecosistemici, Il Verde editoriale, Milano, 2010.

Nota 6
M. Di Giovine, Il “paesaggio identitario” delle periferie romane, in Rivista Parresìa, Roma, febbraio 2021.

Nota 7
P. Donadieu, Campagne urbane, ediz. Italiana a cura di M.V. Mininni, Donzelli editore, Roma, 1998.

Nota 8
Mozione del Consiglio della Regione Lazio 2020 “Riconoscimento dell’Agro Romano quale paesaggio rurale storico”.

Nota 9
Delibera Giunta Capitolina 16 del 29 gennaio 2014, “Indirizzi per la realizzazione di interventi rivolti alla utilizzazione di quota parte del patrimonio di terreni di proprietà di Roma capitale per promuovere lo sviluppo di nuove aziende agricole multifunzionali, in attuazione di art 66 del Decreto legge 24 gennaio, n1. Progetto “Roma, Città da coltivare”.

Nota 10
http.www.paesaggio/rigenerazione/periferie, sito web a cura di M. Di Giovine, 2018-2021.